“Il 23 marzo del 1919 noi innalzammo la bandiera nera della rivoluzione fascista, anticipatrice del rinnovamento europeo. Attorno a questa bandiera si raccolsero le vostre squadre, formate da veterani delle trincee e da giovanissimi, decisi tutti a marciare contro Governi imbelli e contro teorie orientali dissolvitrici, per liberare il popolo dal nefasto influsso del mondo ottantanovesco” (“Discorso alla Vecchia Guardia fascista” tenuto a Roma il 26 marzo del 1939)

sabato

«Erano anime pure e ardimentose, pronte al sacrificio senza nulla chiedere e anticipavano nello spirito e nel carattere la nuova Italia fascista – Io so quanto la rivoluzione del 1922 deve alla grande riscossa toscana del 1921 – Le giovani camicie nere cadute hanno fatto della Toscana una regione dove il fascismo è sempre vigile – Noi ricordiamo i nostri morti e marciamo più rapidamente innanzi – Questo è il loro ordine». Questo messaggio di Mussolini, inviato alla Federazione fiorentina il 2 marzo del 1931, in occasione della commemorazione degli squadristi della città, insieme ad una pietà cinquecentesca di Baccio Bandinelli e alla formula del giuramento fascista, «Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di consacrarmi tutto e per sempre al bene d’Italia», incisa su una lapide, accoglie il 27 ottobre del 1934 nella cripta di Santa Croce i corpi di trentasette «martiri» di Firenze, caduti per la causa fascista prima della marcia su Roma o in seguito alle ferite riportate negli scontri.

"L'ASSALTO" 
settimanale del fascio bolognese
del 27 Agosto 1921

I COMPONENTI DELLE SQUADRE D'AZIONE DI TUTTA ITALIA FURONO AUTORIZZATI AFRGIARSI DI UNO SPECIALE DISTINTIVO ISTITUITO DAL P.N.F. DAL 1925 , PRESSO OGNI FASCIO PERIFERICO O NEI GRUPPI DELLE CITTA' VENNE ISTITUITO UN "SETTORE ANTEMARCIA O DELLA VECCHIA GUARDIA" CON LO SCOPO DI GREATIFICARE GLI SQUADRISTI DELLA PRIMA ORA. PER LORO FUROINO CREATE APPOSITE TESSERE O DISTINTIVI

TESERA DEL SETTORE V.G. OSVALDO LAURETTI COSTITUITO PRESSO
 IL GRF MEZZOMO-MONTI DI ROMA


FREGI METALLICI DA PETTO PER GLI ARDITI DELLA VECCHIA GUARDIA DEI GRUPPI MILANESI


PIASTRINA PER GLI SQUADRISTI DELLA VECCHIA GUARDIA DI SESTO S. GIOVANNI

DISTINTIVO DA PETTO DELLA VECCHIA GUARDIA DI MONZA


DISTINTIVO PER GLI UOMINI DELLA VECCHIA GUARDIA DEL GRUPPO BALDINI DI MILANO


GAGLIARDETTO DELLA VECCGIA GUARDIA DI ROMA


FRONTESPIZIO DELLO SPOARTITO MUSICALE DELLA VECCHIA GUARDIA


 OTTOBRE 1934 - FIRENZE
 Mussolini  accanto alla Chiesa di Santa Croce 
mentre tiene il discorso commemorativo per i caduti fascisti

27 0TTOBRE 1934 - FIRENZE
Militi sfilano in occasione della commemorazione dei caduti fascisti

27 0TTOBRE 1934 - FIRENZE
Sfilano i mutilati

SQUADRISMO TOSCANO

“Il 13 novembre 1921, nella piazza di Borgo a Buggiano, si incontrarono, forse per la prima volta, due giovani: uno era Alessandro Zanni di Montecatini, studente di V ginnasio, l’altro Francesco Puccini di Buggiano, operaio, credo. Non ebbero il tempo di conoscersi, forse non si parlarono nemmeno. Il primo era fascista, l’altro comunista. Vi fu uno scontro, come in quei tempi di guerra civile quotidianamente, qui e altrove. Si scambiarono revolverate. Furono raccolti in fin di vita e condotti, forse con la stessa autoambulanza, all’Ospedale di Pescia, dove, a distanza di pochi giorni, morirono entrambi. Forse erano tutt’e due puri e idealisti, forse due esaltati facinorosi; la circostanza della morte, comunque, li aveva fatti diventare martiri. I giornali del tempo non ne resero conto, e, riferendo l’accaduto, vi scorsero solo un episodio di cronaca nera. Leggiamo la scabra –e un po’ ipocrita- segnalazione del settimanale cattolico “Il Popolo di Valdinievole”…: “Domenica sera venivano ricoverati all’Ospedale di Pescia certi Puccini Francesco di Borgo a Buggiano e Zanni Alessandro di Montecatini, ambedue feriti mortalmente da arma da fuoco in un conflitto a Borgo a Buggiano. Il primo moriva poco dopo, ed il secondo, mentre scriviamo, è sempre in pericolo dio vita. Le cause ?...Il primo dicono che fosse un comunista, e il secondo un fascista. Con questo è spiegato tutto” I seguaci dei due giovani invece posero lapidi per ricordarli, per scaldare la propria fede alla memoria di quel doppio sacrificio. Per Zanni i fascisti scrissero nel marmo: “Alessandro Zanni / martire diciasettenne / morì di piombo comunista / qui nel suo paese natale / vive e sempre vivrà nella luce e nella gloria / nella benedizione dei vivi / che del suo sangue giovinetto / furono riconsacrati all’Italia” Una lapide bella e retorica, anzi, bella perché retorica. Altrettanto bella e retorica quella per Puccini: “in questa piazza il 13 novembre 1921 / cadeva sotto i colpi di sicari fascisti / Puccini Francesco Antonio / colpevole di portare sul petto un fiore / simbolo della sua fede / nella redenzione del popolo lavoratore”

(Gigi Salvagnini, “Storie, miti e leggende del fascismo valdinievolino 1919-47”, Firenze 2004)


Corteo Traslazione Martiri Fascismo della Toscana in Santa Croce Firenze 

il 30 novembre 1922, venne stabilito che ogni città o paesino dovesse istituire un viale o un parco della Rimembranza, con un nuovo albero per ogni caduto della città durante la Grande Guerra: poco dopo il numero venne esteso a tutti i "martiri fascisti

Durante un discorso a Palazzo Venezia, in occasione del decennale della Marcia su Roma il 17 ottobre 1932, Mussolini davanti a 25.000 gerarchi ricordò i Martiri fascisti con queste parole: "Fra tutte le insurrezioni dei tempi moderni, quella più sanguinosa è stata la nostra. Poche diecine richiedette l'espugnazione della Bastiglia...quella russa non ha costato che poche diecine di vittime. La nostra, durata tre anni, ha richiesto vasto sacrificio di giovane sangue" Il 24 maggio 1933, in occasione della cerimonia dell'entrata in guerra nella prima guerra mondiale, il governatore di Roma Francesco Boncompagni Ludovisi assieme al vice-governatore deposero corone d'alloro presso il Milite ignoto e all'Ara dei caduti fascisti in Campidoglio; poi il presidente del Senato del Regno Luigi Federzoni depose una corona alloro sull'Ara dei caduti fascisti in rappresentanza del Parlamento. Nel 1932 in occasione della Mostra della Rivoluzione fascista venne inaugurato il Sacrario dei Martiri Fascisti. Il 5 dicembre 1932 per chiudere le manifestazioni del decennale il Presidente del Senato del Regno Luigi Federzoni assieme a tutti i senatori resero omaggio alla cappella dei Martiri Fascisti presso il Palazzo del Littorio, allora sede del Partito Nazionale Fascista.
LIVORNO
MARCELLO VACCARI PARLA ALLA FOLLA DAL CORNICIONE ESTERNO 
DEL PALAZZO IN OCCASIONE DELLO SCOPRIMENTO 
DELLA LAPIDE AI CADUTI FASCISTI DI LIVORNO

Marcello Vaccari, vero animatore del Fascio di Livorno e Comandante delle squadre d’azione. Tenente degli Arditi e medaglia d’oro, fu protagonista indiscusso della vigilia rivoluzionaria livornese, ferito, arrestato e sempre in prima linea. Dopo la Marcia, fu uno dei Prefetti nominati da Mussolini per fascistizzare quella giolittiana categoria. Aderì alla R.S.I.


GENNAIO 1933
FEDERAZIONE TORINESE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO
Raccolta dei progetti per il concorso dell'Ara ai Martiri Torinesi della Rivoluzione Fascista

PARCHI DELLA RIMEMBRANZA
AREZZO-AGRIGENTO-ALESSANDRIA-ASCOLI PICENO
CASTELFIDARO-CELANO-CINISELLO BALSAMO-CONCORDIA
CALTANISETTA-CANICATTOI-CARPI-CASTELNUOVO SCRIVIA
BERGAMO-BONARVA (SASSARI)-BRINDISI-CASTEL VETRANO
FOGGIA-GORIZIA-GROTTAGLIE-IGLESIAS

LAMBRATE (MI)-LIVOENO-LORETO-MANTOVA
MONDOLFO (PU)-MORCONE (BN)-NATNI-PATRIGNONE (AP)
POGGIO CAIANO-PONTEDERA-PONZA-PORTO SAN GIORGIO
POZZALLO (RAGUSA) PENNE (PESCARA) ROMA VILLA GORI- SAN SEVERO (FG)
SANTA MARIA A MONTE-SORANO (GR)-TEMPIO PAUSANO-TORRICELLA PELIGNA
TRIESTE COLLE DI SAN GIUSTO-VILLA SANTO STEFANO

STORIE DELLA VIGILIA: 15 anni, ma con le idee già chiare

A raccontare questa storiella è un quindicenne, ospite di un collegio per orfani di guerra, che, quando e come può, si unisce agli squadristi della sua cittadina, che vede come continuatori dell’opera del padre. Ma non solo in questo le sue idee sono ben chiare:

“Quei pochi sovversivi non hanno aspettato che gli si arrivasse addosso coi legni e coi pugnali, si sono dispersi subito, strillando, per le vie, meno uno, che era un pò troppo grosso, un tipo come il vice-rettore, che si è fatto prendere prigioniero. 

Aveva un po’ di paura a trovarsi in mezzo a noi; ci ha dichiarato subito che lui non era un socialista, né un comunista, né un anarchico, ma un liberal-democratico, un buon Italiano seguace di Giolitti, patriota, anche se di idee diverse dalle nostre, e che si era trovato proprio per caso in mezzo alla sparatoria.

La pancia da liberale, infatti, l’aveva bene, e anche la faccia, e la bombetta sul cranio, ma dopo, quando lo abbiamo requisito perché ci facesse da guida per “visitare” la Camera del Lavoro, tutta deserta, a volte ci è parso che fosse un po’ troppo pratico di quei locali, per essere soltanto un liberal-democratico! Del resto, ...i liberali son molto più schifosi dei comunisti !"

(Guido Strumia, Venti su un autocarro, Vercelli 1941, pag. 71


Croce commemorativa della Marcia su Roma, coniata nel 1925 
dalla società  Rota di Genova e venduta per raccolta 
fondi destinati alle famiglie dei caduti della Rivoluzione Fascista.

BOLOGNA - OTTOBRE 1936 TUMULAZIONE DEI MARTIRI FASCISTI ALLA CERTOSA







BOOGNA LAPIDE NELLA  CRIPTA MARTIRI FASCISTI

BOLOGNA SETTEMBRE 1928
BOLOGNA SALUTA  I CADUTI DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA

GLI UFFICIALI ITALIANI PER I CADUTI DELLA RIVOLUZIONE

BOLOGNA 
ISTITUTO GUGLIELMO MARCONI
 LAPIDE IN MEMORIA DEL MARTIRE NATALINO MAGNONI

BOLOGNA 
Elenco dei ferrovieri caduti per il Fascismo

BOLONA
LAPIDE IN MEMORIA DEL CADUTO GIANCARLO GIANNINI

BOLOGNA 
DI GIORGIO -MUSEO DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA E MONUMENTO AI SUI MARTIRI. 
MOSTRA FUTURISTICA

BOLOGNA
Nell'area del parco dell'antica villa De Lucca, nei pressi del nuovo stadio Littoriale, viene inaugurato il Villaggio della Rivoluzione, una piccola “città giardino” voluta dal segretario federale Cesare Colliva e costruita dall'Istituto delle Case Popolari (IFACP). E' destinato alle “famiglie dei caduti, feriti e mutilati per la causa della rivoluzione fascista”. Il progetto di Francesco Santini (1904-1976) prevede 56 alloggi, 11 villette, un asilo nido e un rifugio antiaereo

RIVISTA "IL COMUNE DI BOLOGNA" (NOVEMBRE DICEMBRE 1936) 
nuove abitazioni per le famiglie dei caduti fascisti 
una piccola città giardino
RIVISTA"IL COMUNE DI BOLOGNA" ( NUMERO SPECIALE (OTTOBRE 1932)
i Martiri Fascisti della provincia di Bologna

RIVISTA "IL COMUNE DI BOLOGNA "(GENNAIO 1934)
18 GENNAIO – PER LA CHIUSURA DELLA XXVIII LEGISLATURA I DEPUTATI RENDONO OMAGGIO
 AI MARTIRI FASCISTI NEL SACRARIO DELLA MOSTRA DELLA RIVOLUZIONE

RIVISTA IL COMUNE DI BOLOGNA OTTOBRE 1932

RIVISTA "IL COMUNE DI BOOGNA " (AGOSTO 1927) 
La rubrica "Vita fascista" appare per la prima volta nel gennaio 1927 (dal 1936 diventa "Vita della Decima legio", poi "Decima legio") fornendo notizie sull'attività a Bologna del PNF e delle varie organizzazioni fasciste. Nella rubrica era dato un grande risalto alla memoria dei 53 "martiri della Rivoluzione fascista", a cui fu dedicato un grande Sacrario in Certosa, oltre alla cappella dedicata ai caduti fascisti che si trovava presso la Casa del Fascio, in via Manzoni  4.
omaggio ai caduti Fascisti

RIVISTA "IL COMUNE DI BOLOGNA" (OTTOBRE 1932)
martiri del Fascismo bolognese
Vincolo di sangue (20 gennaio 1922) 

Elenchi dei caduti bolognesi della "rivoluzione fascista" 

- Augusto Baccolini morì a Modena il 24 gennaio 1921, in uno scontro con gli antifascisti. É citato da Chiurco.

- Giuseppe Barnabà morì il 23 novembre 1921 a Casona di Castel S. Pietro Terme «in un agguato tesogli di notte dai socialcomunisti».

- Teodoro Bencivenni morì a Bologna il 12 agosto 1922 «colpito da mano assassina».

- Ferdinando Brazzi morì il 5 settembre 1921 a Mezzolara (Budrio) «con un colpo di pistola sparatogli a bruciapelo sulla fronte».

- Ernesto Cesari. Questa la motivazione della morte avvenuta il 24 dicembre 1921 a Bologna: «Sorpreso in un locale pubblico da una irruzione di sovversivi che volevano vendere dei loro giornali, reagì con altri camerati ai propositi degli avversari, e affrontatili sulla strada fu colpito da una scarica...».

- Emma Gherardi. Il 29 agosto 1921 fu uccisa da alcuni antifascisti a Castiglione de' Pepoli dove si trovava in villeggiatura con la famiglia.

- Giulio Giordani fu «vigliaccamente ucciso» il 21 novembre 1920 nell'aula del consiglio comunale di Bologna. In quel giorno avrebbe dovuto insediarsi la seconda amministrazione comunale socialista di Bologna, uscita dalle urne con il 58,2 per cento dei voti. Quando le squadre fasciste guidate da Arpinati assalirono Palazzo d'Accursio, si ebbe una strage. Nella piazza caddero dieci lavoratori. Si sparò nell'aula del consiglio e Giordani fu ferito mortalmente.

- Ferdinando Giorgi morì a Bologna l'8 agosto 1922 «Colpito a tradimento da mano assassina». Mentre si trovava con altri davanti a un bar in via del Borgo, fu ucciso da due sconosciuti. La polizia non riuscì ad accertare l'identità degli sparatori. É citato da Chiurco.

- Natalino Magnani morì a Ferrara il 20 dicembre 1920, durante lo scontro tra fascisti e antifascisti davanti al Castello Estense. É citato da Chiurco.

- Romolo Mellini morì il 28 agosto 1921 a S. Giovanni in Persiceto «in un agguato tesogli dai comunisti». Per la sua morte, il 3 luglio 1922 l'antifascista Augusto Marchesini fu condannato a 1 anno e 11 mesi.

- Sebastiano Monari morì il 18 maggio 1921, per le ferite riportate . Il 14 maggio a Sala Bolognese un gruppo di antifascisti che stava distribuendo stampati elettorali fu aggredito da alcuni fascisti. Nello scontro a fuoco che seguì, riportò una ferita mortale. É citato da Chiurco.

- Leo Mongardi fu ucciso il 7 aprile 1923 mentre stava staccando dai «muri delle case dei manifesti sovversivi».

- Clearco Montanari morì a Cesena il 30 ottobre 1922 «in una imboscata tesagli da repubblicani e comunisti». É citato da Chiurco.

- Francesco Nanni il 24 luglio 1921 a Imola perse la vita «in seguito ad un agguato premeditato». Secondo la versione della polizia e dei giornali, con altri fascisti era entrato in un'osteria in via Campanella a Imola.

- Angelo Pelliconi morì il 12 novembre 1924 a Imola dopo essere stato «proditoriamente colpito da un noto comunista». Il 7 era stato ferito a colpi di pistola da Giacomo Conti.

- Amedeo Salvi morì a Camugnano il 19 ottobre 1924 «proditoriamente ucciso da un comunista in agguato». Il Salvi morì e il giorno dopo - come risulta da un rapporto della polizia.

- Silvio Sammarchi il 2 settembre 1922 morì a Castiglione de' Pepoli «in un agguato tesogli dai sovversivi». Dai giornali e dai rapporti della polizia risulta che unitamente ad altri squadristi si scontrò con alcuni antifascisti, uno dei quali lo colpì con un pugnale.

- Luigi Santini «trovò morte tragica a Persiceto» il 1° novembre 1922. É citato da Chiurco.

- Giuseppe Spinelli morì a Bologna il 17 ottobre 1921 «in seguito alle ferite riportate in un agguato».

- Andrea Tabanelli morì il 2 agosto 1922 a Imola «mentre tentava d’arrestare» un anarchico. In quel giorno, con altri fascisti, era impegnato in un'azione politica per fare fallire lo sciopero nazionale organizzato dall'Alleanza del lavoro. In uno scontro con alcuni scioperanti restò ucciso.

- Giulio Onorato Toschi il 15 luglio 1921 venne «ucciso in agguato dai comunisti» a Minerbio.

- Mario Carlo Becocci. La biografia dice che morì il 4 novembre 1922, ma ignora la causa. Il 29 ottobre, durante l'occupazione di Bologna mentre era in atto la "marcia su Roma", tentò con altri di disarmare due guardie regie. É citato da Chiurco.

- Giovanni Micheli morì a Modena, il 2 settembre 1921, «in un conflitto con le Guardie Regie». É citato da Chiurco.

- Giancarlo Nannini morì a Bologna il 29 ottobre 1922 «colpito in fronte da una palla omicida, mentre invitava alla pace.

- Oscar Paoletti morì a Bologna il 29 ottobre 1922 mentre, con Giancarlo Nannini e altri squadristi, stava dando l'assalto alla caserma dei carabinieri di S. Ruffillo. É citato da Chiurco.

- Orlando Antonini morì il 24 gennaio 1921 a Modena, in uno scontro con gli antifascisti Era nato a Sarsina (FO) e forse abitava a Bologna.

- Ezio Bosi, che non era bolognese, fu ucciso a Modena il 26 settembre 1921, in uno scontro con la Guardia regia. É citato da Chiurco.

- Pietro Poli morì il 6 gennaio 1923 a Badia di Montepiano (Firenze) «in agguato tesogli dai sovversivi».

- Ugo Argilli morì a Imola il 18 luglio 1921.

- Edgardo Gardi. Morì il 10 luglio 1921 a Imola.

- Gesù Ghedini morì il 9 agosto 1920 a Medicina nel corso di uno sciopero.

- Alessandro Baldini fu ucciso da un pregiudicato il 1° gennaio 1923 a Imola.

- Guido Barbieri morì l'8 settembre 1926 in Libia «mentre inseguiva un gruppo di beduini ribelli».

- Giovanni Bisetti morì il 29 ottobre 1922 a Bologna. L'auto, sulla quale si trovava con altri fascisti, si rovesciò a Corticella.

- Ettore Buriani morì a Baricella il 16 aprile 1922 «in un agguato tesogli dai sovversivi mentre rincasava». In quel giorno si recò a una festa popolare e intimò ad alcuni presenti di togliersi il nastrino rosso che portavano sul bavero della giacca, fu colpito alle spalle da un colpo sparato dall'esterno. É citato da Chiurco.

- Celestino Cavedoni il 27 maggio 1922 «Cadde ucciso dallo scoppio d’una bomba Sipe durante un’azione in località Malcantone.

- Antonio Dirani il 10 luglio 1923 «Morì per un colpo di moschetto sparatogli in un tragico scontro con la forza pubblica». É citato da Chiurco.

- Luigi Galanti. Il 14 ottobre 1925 a Imola «Cadde in un agguato, trucidato dai sovversivi». I giornali dell'epoca scrissero che il 24 aprile 1921 era stato aggredito dai sovversivi e che poteva essere morto per i postumi.

- Enrico Lazzari il 28 febbraio 1922 a Castel S. Pietro Terme fu «ucciso da un sovversivo.

- Luigi Morara Sassi morì a Trieste il 29 agosto 1923 per cause non specificate. Il settimanale fascista “L’Assalto” scrisse: «È stato brutalmente assassinato», senza fornire particolari. (N.35 del 1923). È citato da Chiurco.

- Gino Mori il 24 novembre 1922 a S. Lazzaro di Savena «fu assassinato sulla strada da tre sovversivi appostati».

- Alberto Nepoti il 29 ottobre 1922 ad Altedo (Malalbergo) venne “ucciso da una fucilata in una corte colonica”

- Francesco Pederzini morì il 10 settembre 1925 a Crevalcore.

- Oliviero Poggi morì il 21 maggio 1922 a Bologna in «un conflitto con la forza pubblica a Corticella».

- Raffaele Prati, «bersagliato da ben trentadue agguati», morì a Minerbio il 12 novembre 1922 quando «dovette soccombere al male sopravvenuto dalle ferite».

- Piero Ranuzzi morì a Bologna il 5 maggio 1921 «fra le braccia dei vecchi camerati e squadristi». Era un avanguardista.

- Andrea Stupazzini il 29 giugno 1921 «fu trovato impiccato in casa» a Bologna.

- Iginio Tartuferi Perosci morì a Bologna il 22 febbraio 1925 «per malattia causata da un incidente squadrista». É citato da Chiurco.

- Giorgio Tinti morì il 30 maggio 1921 a Bologna «vittima di un agguato tesogli dai social-comunisti».

- Claudio Tugnoli il 22 febbraio 1925 a Bologna «fu ucciso in un conflitto in un caffè».

-Luigi Vaccari ucciso in uno scontro a fuoco i sovversivi il 28 agosto 1921 a Poggetto di S. Pietro in Casale.

- Walter Vannini il 31 luglio 1924 a Bologna «Trovò una morte straziante in un incendio.

- Athos Vezzali morì a Bologna il 29 ottobre 1922, mentre era in atto la "marcia su Roma", «tornando dalla occupazione della Stazione ferroviaria». Il 30 ottobre.

- Amilcare Zannini il 29 dicembre 1922 a Ozzano Emilia «trovò la morte in un fatale incidente».

La qualifica di caduto della “rivoluzione” era molto ambita perché il PNF ebbe sempre un occhio di riguardo per i familiari. Nei pressi dello Stadio comunale – nell’attuale via Irma Bandiera, un tempo via Camicie nere – furono costruiti alcuni stabili destinati ai familiari dei caduti. Vedove e figli ebbero agevolazioni e favoritismi per le assunzioni in impieghi statali o comunali. Nella sede della Casa del Fascio, in via Manzoni, aveva l’ufficio l’associazione delle famiglie dei caduti, la quale operò per tutto il ventennio. «Hanno avuto molto», ci ha testimoniato Calimero Barilli che fu redattore de “L’Assalto” e per lungo tempo capo dell’ufficio stampa del PNF bolognese. Alcuni familiari ebbero la pensione, anche se non esisteva un provvedimento legislativo a favore dei caduti della “rivoluzione”. Alla vedova di Giulio Giordani – sulla cui qualifica di fascista esistono dubbi, come abbiamo visto – fu concesso un «assegno straordinario annuale di L.10.000» con il decreto governativo n.2.364 del 15 ottobre 1923.


Modena - 28 settembre 1921 

Mussolini al funerale dei fascisti caduti in scontro con la polizia

 Il desiderio di pacificazione è vano: continua la serie dei martiri fascisti vittime della rabbia sovversiva. Ora è la volta del pratese Federico Florio. Questo articolo apparve sul «Popolo d'Italia a del 20 gennaio 1922:

Oggi a Prato per le estreme solenni onoranze a Federico Florio converranno i fascisti di tutta la Toscana i cittadini di tutta Prato — quelli almeno e devono essere la maggioranza che nutrono sensi d'italianità — e spiritualmente i fascisti di tutta Italia.  Il nostro Caduto vero martire della fede fascista è degno dell'universale rimpianto. Egli apparteneva alla schiera degli eletti. Tutta la sua giovinezza era stata meravigliosa di ardimento e di spirito di sacrificio. Non ci fu in questi ultimi tempi battaglia in cui fossero in gioco l'onore e l'interesse d'Italia senza che Federico Florio non si trovasse al suo posto di responsabilità di coraggio di gloria. Dopo la grande guerra dopo l'impresa di Fiume anch'egli era venuto al Fascismo come lo sbocco naturale e fatale di tutta la rinascita nazionale iniziatasi nel maggio del 1915. Comandante delle squadre pratesi egli era l'oggetto dell'odio bestiale e criminale di tutta la canaglia sovversiva. Lo hanno ucciso. L'assassino è un disertore. Basta questa constatazione per giudicare e condannare una politica di Governo che crede di poter rimanere al disopra della mischia nella quale da una parte stanno i disertori e dall'altra coloro che hanno difeso a prezzo di sangue la esistenza della Nazione. Non v'è dubbio che assistiamo ad una recrudescenza della delinquenza social-comunista. Queste prime settimane del 1922 sono rosse di sangue fascista. Tutte le circolari Bonomi tutte le misure di polizia hanno condotto al disarmo dei difensori della Nazione ed all'armamento dei nemici della Nazione. Se le cose non mutano se la situazione non cambia si appalesa come necessario e fatale che il Fascismo ritorni ad applicare i suoi metodi di attacco e di rappresaglia. Ma intendiamoci. Se il Fascismo sarà forzato a ciò se il Fascismo per salvare la Nazione e la vita dei suoi gregari dovrà riprendere le armi lo farà stavolta su scala vastissima. Non più lo stillicidio della bastonatura individuale che è antifascista ma un'azione di stile generale che dovrà essere in qualche modo risolutiva. Azione intelligente. Bisognerà colpire i punti essenziali del nemico. Bisognerà distruggere i centri vitali del nemico. Bisognerà annientare i focolai dell'infezione dell'antifascismo. Questo è il monito questo anzi è il comandamento che sale dalle fosse dei nostri innumerevoli Morti. C'è qualcuno in Italia che ad ogni episodio clamoroso della storia fascista pregusta la soddisfazione del nostro sfacelo. Le occasioni sono passate. È passata la polemica sulla tendenzialità repubblicana — in Italia sia detto fra parentesi finché ci saranno repubblicani del calibro degli attuali la Monarchia continuerà a guadagnare proseliti e partigiani — è passata la crisi — che fu a nostro avviso la più grave — delle giornate di Roma; è passata la crisi della costituzione formale e programmatica del partito. Che questa ripresa sporadica della barbarie social-comunista possa anche lontanamente incrinare la compagine del Fascismo è assurdo anche nella sola ipotesi. Il vero è nel contrario. La realtà è che al disopra delle tessere degli statuti dei regolamenti dei programmi al disopra dei simboli e delle parole al disopra della teoria e della pratica al disopra dell'ideale e della politica un cemento formidabile tiene legate le falangi fasciste; un vincolo sacro infrangibile tiene serrati i fedeli del Littorio: il cemento il vincolo sacro dei nostri Morti. Sono centinaia. Adolescenti giovinetti uomini maturi. Nessun partito d'Italia nessun movimento nella storia recente italiana può essere confrontato al Fascismo; nessun ideale è stato come quello fascista consacrato dal sangue di tanti giovinetti. Se il Fascismo non fosse una fede come darebbe lo stoicismo e il coraggio ai suoi gregari? Solo una fede che ha raggiunto le altitudini religiose solo una fede può suggerire le parole uscite dalle labbra ormai esangui di Federico Florio. Esse sono un documento. Esse sono un testamento. Sono semplici e gravi come un versetto del Vangelo. I fascisti di tutta Italia le raccolgano e le meditino in silenzio continuando a camminare sempre più risoluti verso la meta. Nessun ostacolo ci fermerà.

1927 

Novara: la Federazione dell'Associazione Nazionale Volontari di Guerra conferisce il diploma di socio ad honorem alle famiglie dei Caduti della Causa Nazionale.


UDINE - 13 MAGGIO 1921
 funerali del caduto Pio Pischiutta 


La squadra “Disperata” del Fascio di Udine a Pordenone 
per la prima commemorazione della morte di Pio Pischiutta

ROMA
minuto di raccoglimento al monumento dei Caduti Fascisti sul Campidoglio 

 IL SACRIFICIO DI VINCENZO ALFERANO

Alessandria, 8 Giugno – Nel cimitero di Frugarolo vi è una tomba poco nota, legata ad una vicenda di un secolo fa cancellata nel dopoguerra dalla memoria collettiva. Si tratta del sepolcro di Vincenzo Alferano. Diciassettenne, animato da un forte sentimento patriottico, allo scoppio del Primo conflitto mondiale corse ad arruolarsi Volontario. Durante il tragico Biennio Rosso 1919-1920 fu tra i primi ad aderire ai Fasci Italiani di Combattimento dell’alessandrino, entrando poi nelle squadre d’azione. L’8 Giugno 1921 fu inviato a Valenza per costituirvi una Sezione, ma cadde in un’imboscata tesagli dai sovversivi antifascisti. Colpito da due fucilate, prima di spirare ebbe la forza di estrarre la rivoltella e sparare contro gli aggressori.  Elevato agli onori degli altari come Martire della Rivoluzione fascista, a lui fu intitolata la frazione di Ritirata di Valmacca, che divenne, per l’appunto, Alferano di Valmacca; nome che fu epurato il 20 Agosto 1947, quando la frazione fu denominata Rivalba. Nel 1932, l’Unione Sportiva Audace di Alessandria fu trasformata in Dopolavoro Rionale “Vincenzo Alferano” (Rione Cristo), nome che mantenne fino al 1943. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, come abbiamo visto, gli antifascisti cancellarono il suo ricordo, scalpellando addirittura il suo nome dal locale Monumento ai Caduti, operando, come sempre, contro gli inermi, contro chi non si può più difendere. Di lui però è rimasto un monito inciso nel marmo: “Attestò col sangue la sua fede in un’Italia libera da dispotismi e da contaminazioni di traditori e di rinnegati. La memoria di lui ci rafforzi e ci illumini nelle battaglie che ancora combatteremo per la dignità e per l’onore della Patria”.

PIERINO FANTINI

Pierino Fantini durante la Grande Guerra militò con valore nei Reparti d’Assalto. Nel dopoguerra entrò nelle squadre d’azione. La sera del 20 aprile 1921 venne aggredito alle spalle dai sovversivi e pugnalato. Trasportato all’ospedale, ove erano presenti anche alcuni dei suoi aggressori, mostrò loro  la sua camicia sporca di sangue dicendo “Ecco la nostra bandiera rossa. Voi non l’avete mai vista. Viva l’Italia!”. Morì il 4 maggio 1921 a Rieti in seguito alle ferite riportate.

LA TOMBA DEL MARTIRE

                         LA TOMBA DI COMANDULLI GAETANO MORTO IL 13 NOVEMBRE 1919                   

   LA TOMBA DI MENICHETTI AL CIMITERO DI PISA 

 UCCISO NELL'ECCIDIO DI VALDOTTAVO IL 25 MARZO 1921

LA LAPIDE IN RICORDO DI NINI GIOVANNI

POLLAK CARLO  UCCISO  A TRIESTE  4 AGOSTO 1919

Eccidio di Modena

 

Il 26 settembre 1921 otto patrioti cadevano sotto il piombo delle Guardie Regie a Modena che aprivano il fuoco contro un corteo fascista che muoveva per la città: Ezio Bosi, Duilio Sinigaglia, Umberto Carpignani, Alfredo Zulato, Aurelio Sanley, Gioacchino Gallini, Tullio Garuti, Micheli Giovanni.





Circa 600 fascisti emiliani e veneti invadono il centro di Modena per protestare contro l’atteggiamento della Pubblica Sicurezza cittadina; la polizia perseguita il movimento, eccedendo nell’applicare la legge. In serata un corteo non autorizzato tenta di occupare la Prefettura, il cui titolare è anch’esso da tempo nel mirino.. Guardie regie e fascisti si fronteggiano, ma è il passaggio del gagliardetto che fa precipitare la situazione; i fascisti pretendono che il commissario Cammeo e il suo vice, a capo delle poche Guardie regie presenti, si tolgano il cappello di fronte alle loro insegne. Dalle fila dei manifestanti, capeggiati dell’onorevole Marco Arturo Vicini, 47 anni, volano insulti e varie bastonate che colpiscono Cammeo e i suoi funzionari; in risposta le guardie aprono il fuoco poi devono ripiegare perché rischiano il linciaggio.  Sul selciato restano 6 squadristi, il più giovane, Ezio Bosi da San Cesario sul Panaro, ha 17 anni; numerosi feriti, tra questi il deputato Vicini e alcuni agenti, la cui pattuglia deve asserragliarsi in caserma dove viene assediata. Meno di 2 ore dopo il prefetto, per paura che l’inevitabile rappresaglia fascista metta Modena a ferro e fuoco, fa arrestare Cammeo, il suo vice e gli agenti rimasti incolumi nello scontro.  Per 3 giorni la città dovrà fermarsi, e lo stesso accadrà in molte altre zone che dovranno attuare una chiusura totale. Per i martiri di Modena ci saranno funerali imponenti alla presenza di Mussolini I funzionari finiranno a processo per 2 volte, venendo condannati a pene lievi per essersi difesi in modo troppo zelante; cadrà invece l’accusa di strage perché la Corte d’Assise "ammetterà" la responsabilità del Fascio nell’ innesco della sparatoria.

 
MODENA 27 -9-1931  LA GAZZETTA DELLA DOMENICA 
IL 10° ANNUALE DEL MARTIROLOGIO

MODENA 27-9-1931 IL 10° ANNUALE DEL MARTIROLOGIO

MODENA 27 -9-1931  LE AUTORITA' INTORNO ALL' ON. STARACE
MODENA 27 -9-1931  DURANTE   LA SFILATA PASSA IL FASCIO DI MODENA



LAPIDE IN MEMORIA DI DE CARO MARIANO

LA TOMBA DI CATTANEO MARIO

ASSASSINATO A BORGO LAVEZZANO (NO) IL 22/09/1921

  Manifesto del Fascio di combattimento di città di Castello (Pg)

Si fà riferimento ad un fatto delittuoso nella frazione Fracassano

Certificato di morte del caduto fascista Barbieri Luigi ucciso a Medicina il 9/8/1920 

 CIMITERO SUBURBANO DI PISA

 

LA TOMBA DI GIOVANNI ZOCCOLI 

Roma, Cimitero Verano la tomba di Carlo Grella


“Amor di Patria!” di Grella Carlo

Inno fascista scritto da Grella Carlo


Capo degli studenti fascisti dell’Istituto Tecnico Industriale dell’Esquilino, assassinato dal comunista Primo Fabbri nel periodo antemarcia. Aveva solo 16 anni, il martire più giovane del Fascio romano. Fu vittima di un vero e proprio agguato premeditato dagli Arditi del Popolo di San Lorenzo, la sera del 20 Ottobre 1922, appena uscito da scuola, in Via Conte Verde. Grella morì dopo un giorno di agonia, il 21.

SESSE ( LATINA) CIPPO IN MEMORIA DI GAETANO STIRPE

Cimitero monumentale, tomba di Gaetano Stirpe, nato a Sesse il 16/01/1903 assassinato in un agguato comunista il 24 Novembre 1922. Il diciannovenne Gaetano Stirpe, contadino della frazione di Suso, fu uno dei primi attivissimi squadristi sezzesi e per questo nel mirino dei sovversivi del paese. Il 24 Novembre 1922 cadde falciato dall’odio antifascista

Cimitero di Genova Staglieno l- a tomba di Corrado Quario

Interventista nella Grande Guerra, partì volontario nonostante fosse stato dichiarato inabile al servizio militare. Immediatamente dopo l’adunata di Piazza S. Sepolcro fondò, con altri camerati, il Fascio di Genova. Squadrista in Liguria volle entrare nella “Oberdan” di Milano. Costretto ad una lunga cura ricostituente volle comunque partecipare a varie azioni in Piemonte e in Liguria. La sua salute, compromessa irrimediabilmente, cedette, proprio da un’assemblea, il 24 ottobre 1922, alla vigilia della Marcia su Roma. 

"POPOLO D' ITALIA " 1 GENNAIO 1925
MILANO I FUNERALI AL FASCISTA VITTORIO AGNUSFEI 

CIMITERO DI MEDA (MB)

Tomba dello squadrista Pietro Caronni

Nativo di una famiglia medese, il 5 novembre del 1922 dopo aver partecipato alle celebrazioni per l’inaugurazione del monumento-ossario dedicato ai caduti della Grande Guerra in Piazza Vittorio Veneto, accompagnava in tram insieme ad altri Camerati le due bandi musicali che si erano esibite nel corso della cerimonia e che stavano facendo ritorno in quel di Cantù (CO). Nel tragitto verso casa il gruppo scendeva alla stazione di Cabiate (CO) incamminandosi per le vie del paese; all’improvviso sentendo il grido “vengono i fascisti!” alcuni Squadristi andavano alla caccia di quei presunti sovversivi senza però scovarli. Riunitosi il grosso del gruppo in piazza della Chiesa, si sentiva un ubriaco cantare Bandiera Rossa quando nello stesso istante un colpo sparato da una rivoltella non meglio identificata colpiva alla nuca Pietro Caronni, ferendolo mortalmente. Trasportato in fretta e furia a casa alla presenza di un medico, verso le 2 di notte a causa delle gravissime condizioni si spegneva appena diciottenne tra le braccia della famiglia. A Meda fu proclamato il lutto cittadino e allestita una camera ardente che vide chiunque rendere omaggio al giovane Squadrista, dal Podestà fino all’ultimo dei cittadini. Qualche giorno più tardi si svolsero i funerali in maniera solenne e alla presenza di moltissime persone provenienti da ogni dove; alla memoria di Pietro Caronni venne anche posta una lapide a Cabiate nei pressi del luogo ove cadde ferito (poi rimossa dopo il 25 aprile 1945), e intitolata la forza di contraerea di stanza a Monza.



MARTIRI FASCISTI
BROGLIO-MONFERRATO ALESSANDRIA

SARZANA 21 LUGLIO 1930
Piazza Vittorio Emanuele  gremita di camicie nere in occasione 
della commemorazione dei martiri fascisti di Sarzana presenziata da Turati e Acerbo

GIRIFALCO (CZ)
MONTE COVELLO- COLONNA VOTIVA AI MARTIRI FASCISTI

BERGAMO
LA CASA DEL FASCIO dove vi era ubicato il sacrario del Martiri Fascisti

COMO
Casa del Fascio con all'interno  il sacrario dei martiri fascisti

FORLI'
 PIAZZALE ARMANDO CASALINI

FORLI'
PIAZZA XXVIII OTTOBRE E PARCO DELLE RIMEMBRANZE

MANTOVA 
PIAZZA MARTIRI FASCISTI

Miagliano  (Biella)
 Piazza Martiri Fascisti

BUDRIO (BO) 
 CASA DEL FASCIO - SACRARIO DEI CADUTI
 
SALUZZO
Piazza Cavour e Via Martiri Fascisti

FIUME  - TEMPIO VOTIVO 
 
CRIPTA CADUTI CIRCOLO RIONALE FASCISTA

TRIESTE 
 Piazza Caduti Fascisti

LUCCA 
Fontana antistante Porta Elisa

CAMERINO ( MACERATA) 
Portico dei Martiri Fascisti

VERONA 
Mausoleo caduti rivoluzione fascista 

CASTELFRANCO VENETO (TV )
Cippo memoria dei Martiri Fascisti e Caduti A.O.I.

MACERATA CASA DEL FASCIO 
Il 14 giugno 1936 in un ampio salone al piano terra venne inaugurato il Sacrario dei Caduti Fascisti

LISSONE (MB) 
CASA DEL FASCIO ALLA BASE DELLA TORRE VI ERA IL SACRARIO DEI MARTIRI FASCISTI

FRANCA VILLA MARITTINA (CZ)
 CASA DEL FASCIO CON IL SACRARIO DEI MARTIRI FASCISTI

REGGIO CALABRIA
CASA DEL FASCIO CON IL  SACRARIO DEI MARTIRI FASCISTI

FIDENZA 
P.zza Martiri Fascisti

FIDENZA
Verso la fine degli anni trenta abbiamo la costruzione del Palazzo Littorio 
in Piazza dei Martiri Fascisti oggi Piazza Matteotti

FERRARA viale Cavour - La casa del fascio -

 Fu inaugurata il 23 febbraio 1931. Con all’interno  il Sacrario dei Martiri fascisti,

 legati all'Eccidio del Castello Estense del 20 dicembre 1920.

CAGLIARI 

PIAZZA MARTIRI FASCISTI

RIVISTA "GIOVENTU' FASCISTA" 1931/1936

La rivista nasce il 23 marzo 1931 nell'anniversario del 23 marzo 1919. Ha inizialmente una cadenza settimanale, poi decadale dal 1932 ed infine quindicinale fino alla conclusione. I formati e le pagine (16-32) variano. Per questa rivista lo stesso Mussolini ebbe sempre particolare riguardo e scrisse messaggi, interventi e trascrizioni di suoi discorsi su quasi tutti i numeri. Inizialmente la direzione viene affidata a Carlo Sforza (con Cesare Marroni red. capo), gli subentra con il n. 40-41 del 27 dicembre 1931 Achille Starace (con Gaspare Squadrilli vice e Asvero Gravelli red. capo, poi Umberto Gentili)) Si rilvela una grande palestra "per la gioventù del regime" con esaltanti scritti politci, storici, di costume, commemorativi , raduni e feste, ed anche racconti e novelle. Molti articoli e fotografie sono stati dedicati anche alle colonie ed all'Impero. Ecco un elenco di collaboratori che firmarono vari articoli : Antonelli Luigi, Balbo Italo, Baldini Alberto, Bardi P. M., Bartoli Domenico, Bernasconi Umberto, Bianchi Michele, Biscottini Umberto, Bottai Giuseppe,Bruers Antonio, Capo Pier, Caporilli Pietro, Carli Mario, Casini Gherardo, Ciano Costanzo, Corra Bruno, Cuesta Ugo, D'Alba Auro, Danese Eugenio, Daquanno Ernesto, De Bono Emilio, De Mohr Claudio, Dinale Ottavio, Ferretti Lando,Garatti C. M., Gardini Dino, Gayda Virgilio,Giurati Giovanni, Govoni Corrado, Gravelli Asvero, Gray Ezio Maria, Interlandi Telesio, Krimer, Lischi Dario, Marinetti F.T., Marpicati Arturo, Mazzuccato Danilo, Milanesi Guido, Mosca Oreste, Mussolini Arnaldo, Orano Paolo, Petrone Corrado, Piccoli Valentino, Pini Giorgio,Pistolese Gennaro, Pompei Manlio,Puccini Mario,Rocca Enrico, Scaligero Massimo,Scalise Armando,Scifoni Domenico, Squadrilli Gaspare, Tobino Mario ed alri. Notevole la documentazione fotografica con centinata di immagini, anche propagandistiche, rinforzate da pagine pubblicitarie di vari inserzionisti.

BARBARIE ROSSE

 OPUSCOLO DI CARLO SCORZA SUI MARTIRI DI VALDOTTAVO

1920- TRIESTE
 SOTTOSCRIZIONE A FAVORE DI UNO SQUADRISTA FERITO DAI SOVVERSIVI

POPOLO D'ITALIA -13 NOVEMBRE 1934 - FIRENZE
COMMEMORAZIONE DEI CADUTI GUIDO FIORANI E ALDUINO FALLANI

STORIE DELLA VIGILIA: a Firenze

 quando non c’erano solo ceffoni e pedate (Annibale Foscari)

La sera del 14 luglio del 1921, verso le 17,00, alcuni fascisti passano per via dei Pilastri, quando, all’altezza di via Farini 2, odono un odioso canto, che è però a loro ben noto: “Hanno ammazzato Giovanni Berta figlio di pescecani, beato il comunista  che gli tagliò le mani”.  Il riferimento degli ignobili versi è a Giovanni Berta, aggredito il 28 febbraio dello stesso anno sul Ponte Sospeso da una turba inferocita, stordito a pugni e bastonate, e buttato nell’Arno, dove è morto.  A cantare è Mario Garuglieri, ventottenne, disertore di guerra (per questo condannato a 10 anni di carcere, in parte poi condonati per l’amnistia-Nitti) e dirigente comunista. Egli non ha mai fatto mistero della sua fede, contando sul timore che, con nota aggressività, incute agli altri (e, infatti, poco prima, ha minacciato in malo modo un fascista, Rodolfo Padovani, che ha provato a rimproverarlo) , e ostenta, in bottega, un ritratto di Spartaco Lavagnini “martire e suo grande amico”, come lo definisce, che promette di vendicare. Mentre gli altri –tra i quali forse pure Dumini-, che non hanno sentito, proseguono, tre fascisti, individuato da dove proviene il canto, e cioè dalla bottega di ciabattino di Garuglieri, vi si dirigono.  Annibale Foscari e Emilio Fancello entrano, mentre l’ultimo, Amedeo Cimino, l’unico ad essere “armato” di “un nodoso e corto bastone”, resta, in un primo tempo, fuori. Sono appena all’interno, per chiedere ragione di quell’insulto –“con fare in apparenza conciliante”, come ammette Roberto Cantagalli, e non si capisce da cosa deduca, dopo 50 anni quell’ “in apparenza”, che –mentre altri presenti in bottega se la filano velocemente- il proprietario, insieme al suo lavorante, Mario Corti, li aggredisce a colpi di trincetto. Fancello viene spinto fuori con una spallata, la porta sbarrata col paletto, e la zuffa tra i quattro rimanenti (nel frattempo è entrato anche Cimino) si fa violentissima. In verità, come causa della lite, si parlerà poi di una reazione al tentativo di asportazione del predetto quadro di Lavagnini da parte proprio del Cimino, ma è un particolare da dimostrare. Sta di fatto che l’attacco, sproporzionato e improvviso, è così brutale che i colpi –sei, terribili- provocheranno, dopo tre giorni di agonia, la morte di uno dei due squadristi, il Foscari appunto, mentre l’altro, ferito, sopravviverà. Nonostante la risonanza dell’episodio, è difficile ancor oggi una ricostruzione storicamente affidabile dei fatti. Quelle coeve fasciste sono, al solito, prive di particolari, e quelle successive antifasciste abbastanza contraddittorie (compresa quella di Cantagalli, un po’ confusa, soprattutto sul ruolo di Cimino) e inverosimili per molti aspetti. Per esempio, è improbabile che i fascisti siano armati e animati da intenzioni omicide (quindi ci sia un pericolo effettivo per i ciabattini), visto che nessun colpo di pistola viene esploso e nessuno degli aggressori resta ferito. Invece, la volontà di uccidere dei loro nemici è chiaramente indicata dal fatto che Garuglieri e il suo compagno, all’inizio dell’aggressione, sbarrano dall’interno l’ingresso del negozio, per chiudere così ogni via di fuga agli squadristi.  Lo stesso Garuglieri, inoltre, è in possesso anche di una pistola, che nasconde in uno scarpone, sotto il deschetto. Proprio facendo fuoco con essa, dopo aver mortalmente ferito il Foscari, si farà largo, in un tentativo di fuga, tra la gente che, richiamata dalle grida, si è ammassata fuori dal negozio. Conti, invece, si fa strada a gomitate, ma viene catturato quasi subito, mentre protesta la sua innocenza. Un ultimo dettaglio, che ha dell’incredibile, ma è riferito da più di una cronaca. L’assassino, rimasto ferito nella colluttazione che ha portato al suo arresto, viene condotto al Pronto Soccorso, e su una barella di fianco alla sua c’è proprio Foscari, che, appena lo vede, trova la forza per dire: “E’ stato lui!”

(dal mio “Vecchio fascismo nostro”, Libreria Europa, Roma 2022)

POPOLO D'ITALIA -  10 NOVEMBRE 1934 - GENOVA 



"POPOLO D'ITALIA" - 9 NOVEMBRE 1934 - GENOVA

MILANO -"POPOLO D'ITALIA"  - 3 NOVEMBRE 1934  

MILANO -"POPOLO D'ITALIA "- 8 NOVEMBRE 1934 
I MARTIRI

"POPOLO D'ITALIA"  24 NOVEMBRE 1934 - MILANO
COMMEMORAZIONE MARTIRI FASCISTI


"POPOLO D' ITALIA " -1 NOVEMBRE 1934 
BERGAMO COMMEMORAZIONE DEL CADUTO LUIGI TESTA
 

IL MARTIRE FASCISTA (SCULTURA DI VITTORIO ZANI)

RIPRODUZIONE DEL MONUMENTO CARRARESE AI CADUTI FASCISTI

"IL RESTO DEL CARLINO " 4 MARZO 1922
ASSASSINIO DI ROMOLO MELLINI
AVVENUTO A PERSICETO (B0)

"IL RESTO DEL CARLINO " 4 LUGLIO 1922
ASSASSINIO DI ROMOLO MELLINI

"LA STAMPA"  12 LUGLIO 1921 -ASSASSINIO DI DARIO PINI

"LA STAMPA "

CORTE D'ASSISE DI TORINO - PROCESSO PER L'UCCISIONE DI DARIO PINI


"LA STAMPA DELLA SERA" 6 MAGGIO 1935


" LA STAMPA" 15 LUGLIO 1938

LO STUDIO DI UGO PEPE, 21 ANNI - MILANO 

 colpito a morte il 22 Aprile del 1922 e spira il giorno 24


CARTOLINE POSTALI ROMA - MOSTRA DELLA RIVOLUZIONE
 FASCISTA "IL SACRARIO DEI MARTIRI "




I MARTIRI
"POPOLO D' ITALIA" 1921


I MARTIRI 
"POPOLO D' ITALIA " 1922

I MARTIRI 
"POPOLO D' ITALIA" 1923-1924-1925





I MARTIRI
"POPOLO  D' ITALIA" 1929-1930